
Mi sposto, così, senza produrre moto,
spinto da inconsapevolezza inerziale,
concorro di gara in gara e mi ritiro
senza soluzione di continuità.
Da quanto questo? Cerco un po’ di ristoro,
tra piccole caducità e immani assenze,
cerco l’ultima foglia aggrappata all’acero,
l’ombra confusa che proietta alla sera.
Il senso è a me come un vecchio bastardino
affetto da cataratta e ipoacusia,
lo cerco nel palmo caldo di una mano
per sapere che ci sono da un contatto
con chi c’è.
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