Neméria. I Demoni del passato, di Sara Cremini

Cosa accade si viene colti da un dolore così forte e costante da non riuscire a trovarne un motivo, da rendere impossibile conviverci per qualsiasi essere umano?
Si può smettere di essere umani, il nostro cuore diventa di pietra, il nostro animo di ghiaccio, ci consumiamo nel fuoco dell’ira e ci trasformiamo in bestie incontrollabili.
Può accadere tutto questo senza che nessuno se ne accorga, ma in un fantasy le allegorie diventano fatti e le metafore cronaca.
E su questa terribile eventualità prende le mosse il secondo volume delle storie ambientate nel mondo traboccante magia di Neméria. Anche a livello temporale, ci troviamo di fronte al seguito diretto del primo romanzo, con gli stessi protagonisti a cui se aggiungono nuovi, calati in situazioni costruite per dettagliare meglio, le interrelazioni reciproche e le storie dei singoli personaggi, maggiormente approfonditi nelle loro caratteristiche interiori.
L’intreccio narrativo imbastito dall’autrice si articola, infatti, sui nodi emotivi all’incrocio delle trame di vita dei singoli attori, con un’evidente rilevanza della relazione tra il Mago Luis e la strega Anasawi, che devono scegliere cosa fare del sentimento che li lega, nel momento in cui Neméria sembra doversi disfare sotto l’attacco di esseri il cui potere e la cui distruttività dipendono dalla loro incapacità di gestire proprio i loro stessi sentimenti.
I demoni del titolo, infatti, sono coloro che hanno rinunciato alla loro umanità, si sono persi rifugiandosi così nella dannazione pur di non soffrire.
Ma l’analisi è più complessa di così, poiché demone o peggio di un demone risulta essere chi continua a far del male a sé stessi e a chi ha vicino.
Questa lunga novella fantasy è anche, però, una storia di redenzione, una lunga parabola moderna che ci guida alla comprensione di una verità antica: da soli ci si perde e la salvezza viene sempre dall’incontro con l’altro, dalle nostre relazioni.

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