
Il racconto di una gita, che sembra, e vuole, seguire le tappe di un classico tour, solo per poi rendere le suggestioni di un’armonia artistico-naturalistica unica le vere protagoniste del libro.
Tra queste pagine emerge la visione di Ninfa come realtà dove la volontà di bellezza si è fatta luogo e il luogo si è fatto storia.
Non solo come antico insediamento e, ovviamente, come giardino, anche se è nel giardino così narrato che il lettore vive la partenza, il percorso è la meta di un viaggio fisico e allegorico.
Un giardino interiore, quindi, luogo sospeso che è già metafora in quanto sia naturale, sia controllato allo stesso tempo, è l’elemento di continuità in cui percezione e ragione si alleano dove natura e cultura fanno altrettanto.
Scorrendo il testo, si affastellano personaggi protagonisti in epoche diverse di quei luoghi e le coscienze dei luoghi stessi resi personaggi, animano di eventi quegli incroci tra la pietra e il verde, fantasmi benevoli dell’immaginazione che rubano domande al.nostro pensiero e offrono silenziose risposte, quelle che la contemplazione di un posto incantato fa emergere da noi stessi in un processo naturale, per concatenazione di concetti.
Ogni elemento, infatti, è collegato all’altro e più ci si abitua all’incredibile emozione portata dai sensi, più lo stupore cede il passo alla rievocazione, un atto involontario, quasi ipnotico, per cui viene chiesto solo un timido assenso, quello del sogno che accarezza la veglia, quasi quegli stessi elementi sussurrassero favole, segreti e misteri.
Sussurri e suggerimenti emotivi fatti di luce, riflessi, fruscii, colori, brividi, che fanno di questo testo una guida sensoriale, artistica, storica, in cui questi argomenti si alternano e si mescolano e, alla fine, mutano e ci concedono di farsi leggere in una breve raccolta poetica, una nota saggistica e un corredo illustrativo e fotografico, tutto ispirato a questo territorio magico.
Commenta