
Peppe era un tizio che visse ai tempi del primo Imperatore.
Tutti gli volevano bene perché lavorava sodo rispettava gli anziani e i bambini, così nessuno si infastidiva per le sue improvvise fissazioni.
Una volta si fissò che doveva portare una borsa bucata, così sarebbe stata più leggera.
Un altra volta voleva a tutti i costi un cognome, solo “Peppe” non gli bastava più.
Nessuno sapeva dove fosse nato, per cui non era “Peppe da”, o chi fossero i suoi genitori, quindi non era “Peppe figlio di”, faceva ogni giorno il lavoro che gli capitava, quindi non era nemmeno “Peppe il”
Allora decise di chiedere all’Imperatore, anche se c’era una lunga fila per entrare a palazzo, perché tutti avevano qualcosa da chiedere.
Invece fu fatto entrare subito, appena arrivò.
“Và, che mi chiameranno Peppe Puntuale” pensò.
Poi cominciò a vedere altri tizi, come lui venuti a parlare con l’Imperatore, che uscivano in lacrime.
“Forse, Peppe Preoccupato” pensò.
Quando toccò a lui, le guardie lo portarono nella sala del tesoro e gli dissero di aspettare lì, da solo, circondato da monete, gemme, gioielli e ogni fortuna immaginabile.
“Ne prendo un po’, chi se ne accorge. Mi chiameranno Peppe Riccosfondato” pensò.
Allora cominciò a mettersi manciate di ricchezze nella borsa, ma più ne metteva, più ne cadevano, e si ricordò di avere la borsa bucata.
“Peppe Imbecille” pensò.
E pianse tanto che quando l’Imperatore entrò nella sala subito gli gridò addosso.
“Come tutti gli altri, piangi per la colpa delle tue malefatte! Hai rubato, confessa!”
Peppe scosse la testa per dire di no, e nel frattempo pensava “Ora sono Peppe Inguaiato”.
L’Imperatore gli ordinò di saltare, minacciato dalle lance delle sue guardie e Peppe saltò finché non cadde a terra esausto.
“Peppe Sudato…” pensò.
Ma l’Imperatore si complimentò con lui.
“Bravo, non ha rubato niente, altrimenti sarebbe caduto tutto per terra. Dimmi come ti chiami e chiedimi ciò che vuoi”.
“Peppe…” disse “Volevo solo un cognome…”
L’Imperatore ci pensò un po’ su e alla fine sentenziò.
“Peppe Leale”.
“Leale… La mia borsa di sicuro…” rispose, ma l’Imperatore non lo sentì, troppo contento di aver trovato un tizio onesto nei suoi domini.
Commenta