
“Ah! Quanti dolori accidenti alla Guerra e chi l’ha voluta.”
Davanti a un libro come questo non è facile stabilire se sia più importante il piano della ricerca o quello della narrazione, perché si parla di storia vera raccontata attraverso le vicende familiari che ruotano attorno alla chiamata alle armi nel corso della Prima guerra mondiale del nonno dell’autore.
Non è un romanzo ambientato in un dato periodo storico, ma un romanzo di ricostruzione storica in cui un periodo è visto attraverso la vita quotidiana nella Bassiano del primo ‘900.
Un punto di vista originale, che consente di apprezzare a pieno l’alternanza di capitoli narrativi e capitoli descrittivi, in cui il filo conduttore sono le persone citate, persone reali fatte personaggi con lo scopo di portare oggi quello che fecero allora.
Questa ricostruzione riguarda tutte le fasi e gli aspetti degli avvenimenti storici narrati ed è stata possibile attraverso una ricca documentazione delle fonti che ha arricchito non solo il racconto, ma ha consentito di elaborare tutta la seconda parte del libro, composta, invece, da schede analitiche riguardanti i soggetti citati.
La vita che si affaccia tra le pagine è quella di un paese fatto di dinamiche prossimali e di contrada, con una ricostruzione vitale dei movimenti e degli stati d’animo suscitati dalle notizie riguardanti la Guerra, fino alla chiamata alle armi, quando la guerra irrompe brutalmente nella vita della famiglia Porcelli e la rievocazione storica devia il suo fulcro dai documenti ufficiali all’epistolario di Antonio.
Lettere accorate e una poesia indirizzate alla moglie Erminia, in cui la guerra, descritta con crudezza anche nei suoi risvolti politico-sociali, è lo sfondo, ma il contenuto sono i sentimenti, l’affetto e anche l’inquietudine per un ritorno incerto. Il senso della morte raggiunge tutti attraverso parenti, amici, conoscenti e infine attraverso il silenzio di un uomo disperso nella tragedia conseguente la disfatta di Caporetto.
Commenta