
“Si comincia con <una risata vi seppellirà> e poi qualcuno tira fuori una pistola. Un passaggio drammatico, un buco nero dal quale molti non si sono risollevati”
Passaggio emblematico di questo libro, che ne racchiude un po’ l’essenza, sebbene il finale sia orientato proprio a quel risollevemanto negato a molti.
Il racconto della crudezza quotidiana di una vita normale che per i protagonisti si dipana tra le pieghe impietose della storia di un intero Paese, delle vicende familiari di ieri e di oggi.
Un racconto che incede per curiosità, interpretazioni e sospetti sui fatti del passato attorno a una tavola imbandita, tra la formalità delle parole espresse come complimenti, insegnamenti e spesso volte ad assecondare un ruolo calato addosso ai personaggi nel corso del loro vissuto, e l’onestà talvolta inesprimibile dei pensieri e dei sentimenti.
Questo romanzo è ambientato a Latina, ma non indugia sulle sue peculiarità storiografiche, quanto piuttosto sembra volerne dare un’immagine “spirituale”, attraverso lo spaccato di una società giovane dal carattere e dalle ambizioni incerte, che invecchia nella ricerca infruttuosa di una propria identità.
“Questa città attirava molto: uno spazio aperto dove tutti possono riprogettare la propria vita.
Tutti vi portavano le loro storie e i loro sogni, ora drammatiche, ora di speranza di un futuro migliore, ora di approdo temporaneo, e tutte le storie si mescolarsi senza i legami e le resistenze che si trovano nei piccoli paesi dove quello che sarai è già scritto nella storia dei tuoi genitori, dei tuoi nonni, dei tuoi parenti.”
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