
Altri due occhi tristi, di giovane
donna, oltre il finestrino del treno,
adesi al mio scorrere la banchina
svogliato e privo di senso. Trovane
uno. Anche solo uno. Per lo meno
saprai dirmi come il tempo declina
giorno dopo giorno, il nostro rammarico,
prima che parta il treno delle sette
Giorno per giorno, dodici rintocchi
dentro uno sguardo assente, eppure carico
di suggestioni, che non mi permette
dubbi. Che cosa dicono quegli occhi?
Ti ricordi quello che mi dicevi
sempre tu? “Respira, ce la puoi fare”
Per me, che a vivere sono restio,
le cose non cambiano in tempi brevi,
cambiano solo se le fai cambiare
Non ce l’ho fatta neanche a dirti addio
Ho provato a costruire sui detriti
di un piccolo uomo infranto, incline
a relegare gli altri in spazi angusti
I colpevoli vengono puniti
Non è forse questo che, alla fine
dei conti, dà soddisfazione ai giusti?
Un senso d’equità frustrato, cruento,
in base al quale non c’è una seconda
opportunità per colui che è erede
di un qualche progetto di fallimento
Passo, ma dove vuoi che mi nasconda
sotto questo cielo che tutto vede?
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