
Pensati a mille anni da adesso.
Sembra passato come tutto il resto,
ma eravamo qui per qualche motivo
prima di decretare con successo
la nostra fine persa con l’innesto
in noi di un singolo gene votivo
Dopo lungo fissare quel latente
disprezzo per noi stessi, mi dettagli,
con incredulità ormai avvezza,
come non abbiamo imparato niente
da questi altri mille anni di sbagli:
in bilico tra possesso e purezza
La tua pelle… La tua pelle mi parla
Con lucido riflesso d’aforisma:
siamo acqua nel vino della messa,
poche gocce insufficienti a toccarla,
e nell’acqua poche gocce di crisma,
incapace di fondermi con essa
Mille anni di scabrosa astinenza,
vivere ancora, senza più volerlo,
e ancora, le nostre voglie mai sazie
Un motivo c’è? O ne siamo senza?
Preferisco comunque non saperlo
Come un millennio fa, rendere grazie
Passati mille anni, mi appartieni
da ché abbiamo reso schiava la vita
con le mie labbra, le tue mani, eppure
ancora mi nascondo tra i tuoi seni
dalle urla di una morte tradita
Nasciamo tutti da umide fessure
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