
Tu, nell’entropica danza degli atomi,
vera esistenza, non emergi né
ti celi dietro incastri esagonali
Sei, ma non ti vedo e così umiliato mi
fermo innanzi a una prostituta vergine
che illumina d’immenso i viali
Inchinato, abbasso gli occhi miei umidi,
colpevoli del loro sguardo cieco li
serro e attendo, e solo allora, quando lo
sento, il frastuono di mille frantumi di
pietre sepolcrali infrante da secoli
di rinascite, intravedo il bandolo
Questo viale m’appare rarefatto
alla vista come al senno gli adii
dell’aurora; trovata, t’allontani ma
voglio per te, per me, restare fatto
concreto d’un bacio al saluto: “sii
tu stesso resurrezione dell’anima”
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