
Siedo con te sulla stessa panchina
sotto i rintocchi dell’insigne torre
vegliante una piazza rimessa a nuovo
Vedo le ombre, da cui il giorno declina,
d’ogni timore che vorrei deporre
per dirti finalmente ciò che provo
Scuri frangenti d’un mite paese
che d’esser grande passò la paura
Non posso batterli, così mi disarmo
Confesso e rinnego, è tutto palese
come ogni buco che sia o scalfitura
sopra le curve perfette del marmo
Segni di storia, passato che spira
come la tiepida aria del mare
soffia dal lido e risale sul corso
Del nostro amore, di tutta quest’ira,
oh mia città, che ne dobbiamo fare?
Delle contraddizioni di un discorso?
Giunge risposta nei tremuli fiotti
d’acqua che sgorgano d’una fontana,
teste paziente fin dal primo giorno
La piazza al tramonto ci ha ricondotti
alla condizione nostra più umana
Così annuisco guardandomi intorno
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