
T’aspetto qui, seduto su un altare,
tra le ceneri delle mie ambizioni
offerte anche oggi in intimo olocausto
Non so l’ora, ma ti sento arrivare
Comprendi e come sempre mi perdoni
se non m’alzo in piedi; sono esausto
Ricurvo sotto il peso d’una volta,
una colonna banalmente storta,
fuori asse, come Atlante, la mia schiena
chiama ogni residua energia a raccolta
e come il titano, tutto sopporta:
poteva essere un dio, fa solo pena
Una pena senza fine, la vedi
tu, la desolazione millenaria
del mondo che porto come bagalio?
La stessa polvere sotto i tuoi piedi
è nei miei polmoni, mi manca l’aria
Hai la forza di dire che mi sbaglio?
Che non siamo titani già abbattuti?
C’e il nostro sangue in questa terra brulla
Non lo dici, però mi porgi il braccio,
non per tirarmi, ma affinché ti aiuti
a sedermi accanto senza dir nulla
Vieni, appoggiati a me, ce la faccio
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