Afferro un pensiero
nell’incauto istante
in cui vola fuori
dal nido dei tepori
e si fa errante
nel tempo vero
nel mondo impietoso;
puro e innocente
nel suo fermo moto.
Un pensiero ignoto
che non sa, non mente,
Ma procede a ritroso
e nel volare muta
dall’astratto al concreto,
bellissimo e orrendo.
Così lo prendo
ignorando il veto
di una pena acuta.
Una lucciola idea
tra le mani chiuse,
in mio possesso.
È mia, e adesso?
Distruggo le scuse
che la mente crea.
Abbandono i miei piani,
raccolgo al petto
la gabbia di dita.
Con voglia ferita,
stavolta mi accetto
e apro le mani.
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