L’invidia di Dio

È Natale e la mia fede vacilla. È nato il Salvatore, ma conosco la storia e già so che dovrà morire. Dovrà soffrire e morire.
Perché fare un inutile balzo avanti di 33 anni in una storia vecchia di oltre 2000?
Godiamoci il momento, ascoltiamo la lieta novella. No?
Perché è venuto al mondo per questo: per liberarci.
Forse si sarebbe potuto evitare, se gli uomini fossero stati diversi.
Ma gli uomini sono sempre stati solo questo: uomini.
Fragili vasi di coccio fatti da Dio a immagine di Dio e riempiti d’aria.
E anche Dio è sempre stato solo questo: Dio.
È per questo che la mia fede vacilla.
Tempo fa lessi un fumetto in cui dei criminali rapivano il figlio di un poliziotto e questo poliziotto si confidava con il suo compagno dicendo che non sarebbe mai piu entrato in una chiesa, perché non poteva concepire una religione in cui un padre lascia morire il proprio figlio senza fare niente: avrebbe sterminato tutti i farisei piuttosto che veder versata una goccia di sangue di suo figlio.
Una reazione molto credibile e molto comprensibile: quando non sai con chi prendertela, Dio è lì a prendere la tua rabbia.
Sono padre anch’io e la vedo diversamente. Chiunque sia genitore, chiunque abbia preso in braccio una creaturina innocente, sa che farebbe di tutto per preservarlo, per evitargli ogni sofferenza, sarebbe disposto a uccidere, certo, ma soprattutto sarebbe disposto a morire.
La mia fede vacilla perché l’unico modo in cui Gesù avrebbe potuto salvarsi era che Dio prendesse il suo posto sulla croce.
Avrebbe potuto farlo, senza violare il libero arbitrio donato agli uomini, senza fare del male a nessuno, solo facendo quello per cui ogni padre e ogni madre al mondo prega e si dispera: potersi far carico delle sofferenze dei propri figli.
Avrebbe potuto, ma non lo ha fatto.
Non perché sia cattivo, ma Dio è sempre stato solo questo: Dio.
Dà la vita con un pensiero, non facendo l’amore. Lui è amore.
È Padre senza aver mai amato un madre, senza essersi mai disperato perché a volte quell’amore non sembra corrisposto, non sembra abbastanza, non sembra meritato, sembra troppo fragile per andare avanti, troppo debole per generare qualcosa di buono.
Non si è mai trovato nel cuore della notte a sorridere e a piangere sottovoce di gioia perché, nonostante tutto, quell’amore è ancora lì e, ancora una volta nonostante tutto, è stato così incontenibile da aver preso la forma più delicata di tutte.
Dio non ha mai tenuto suo figlio tra le braccia pensando che fosse un miracolo, che di fronte a quel miracolo Lui era nulla, perché quel miracolo vale tutto.
Non lo ha mai fatto, solo per questo è riuscito a lasciar morire suo figlio sulla croce.
A Natale la mia fede vacilla, perché il miracolo si è ripetuto, come si ripete in ogni momento, in ogni angolo della terra, anche nelle condizioni più terribili.
E Dio può solo essere Dio. E forse invidiare gli uomini, perché per qualcuno, per un breve frangente di vita, c’è la pretesa di uno scopo, una ragione di esistere tutta racchiusa nel suono di piccoli cuoricini che battono.
Noi viviamo ogni giorno nella gioia di sapere che esistono e nella paura che capiti loro qualcosa.
Anche di questo sono grato e rivolgo il mio sguardo al cielo e dentro di me, di queste piccole cose che sono solo nostre.
Piccole cose capaci di suscitare l’invidia di Dio.

Una risposta a "L’invidia di Dio"

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  1. È un discorso troppo lungo. La questione è una e una sola credere e avere fede o non credere tutto il resto è letteratura noi dobbiamo avere fede nella parola di Cristo “Dio”. Per finire Dio non può provare invidia per noi un sentimento così umano nel suo grande progetto per noi non ci sono questi piccoli sentimenti di rivalsa. Con il cuore passa un sereno Santo Natale.

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