Il tempo delle ciliegie

Stamattina parlavo con Florin… Ah, già, chi è Florin… Florin è un ragazzone grande e grosso, circa della mia età, lo si può trovare quasi tutti i giorni su via Irnerio, dalla parte dei viali, tra via del Borgo e via Capo di Lucca.
È un meccanico, o almeno lo era, a casa sua, in Romania, qui da noi, in Italia, ha fatto per un po’ il muratore, a Forlì, quando ancora c’era l’aeroporto, in nero.
Che gli devo dire io a Florin? Dieci anni fa ho fatto per un po’ il muratore, in nero, ero un ragazzo e avevo più  voglia di lavorare di quanta ne avessi di rivendicare i miei diritti.
Florin non lo so se aveva voglia, di sicuro aveva bisogno. A casa sua, in Romania, ha lasciato una moglie e due figli a cui non riusciva a garantire un sostentamento; qui da noi, in Italia, quello che raccimola lo manda a loro.
Insomma, Florin è venuto qui da noi, in Italia, a rubarci il lavoro.
Solo che non è molto bravo come ladro (non ce li vedo neanche i suoi quasi 100 chili infilati in una tutina nera…) e quindi da quando l’hanno mandato via dal cantiere si arrangia, un po’ chiede aiuto ai passanti, un po’ fa lavoretti saltuari e poi si è inventato di offrirsi ai negozi per pulire le vetrine. Ieri la polizia lo ha fermato, gli ha fatto una multa e gli ha sequestrato il bastone per il lavaggio. Come ladro non ci sa proprio fare…
Parlavo con Florin, dicevo, e tutto questo me lo racconta mentre facciamo colazione. Mi prende pure per il culo.
«Tu ancora no preso caffè? »
Sono le 7, è già tanto che respiro…» rispondo.
Tra l’altro, sono le 7 e in fila al McCafè di Piazza VIII Agosto ci stanno già 10 persone…
Comunque, neanche lui ha dormito granché.
«Due ore. Un grande male di denti.»
Cose che capitano. Come capita di non voler spendere soldi in antidolorifici e medicine, perché servono ad altro. Come capita di partire per un altro paese (lontano o vicino non importa) pensando di risolvere i proprio problemi, o quelli degli altri, per poi scoprire che i problemi ti seguono. Anzi, secondo me ti precedono…
Sì, perché Florin sono 10 giorni che non lavora, Bologna si svuota e lui non sa se ha i soldi per tornare a casa (deve andare a chiedere in autostazione). A casa sua, in Romania, dove è tempo di ciliegie.
«Qui già finita la raccolta, lì comincia ora. Lavoro nei campi due-tre mesi, poi vedo se torno.»
Me lo dice col sorriso di chi deve decidere se passare le vacanze a Ibiza o a Formentera.
Io sono un musone, sto sempre inc***ato, però mi piacciono le persone che sorridono, specie di fronte alle avversità. Credo un po’ per la speranza che il loro atteggiamento sia contagioso, un po’ per non perdere l’occasione di dirgli “che c***o ti ridi?”
Finisco di bere il caffè, faccio a Florin il mio in-bocca-al-lupo (che di solito non ha grandi effetti miracolosi…) e lo saluto.
Mi giro a guardare la decadenza familiare del locale. Qui da noi, in Italia, puoi fare la fila alla cassa con due donne senegalesi, un ragazzo arabo (forse, i mediorientali si somigliano tutti) e una famiglia di italiani, farti fare lo scontrino da una ragazza cinese e prendere il vassoio da una ragazza filippina. E pure se sono un musone, e sto sempre inc***ato, sorrido.
E penso anche che ogni volta che si dice “qui da noi” e “a casa sua” una ciliegia marcisce sull’albero senza essere raccolta.
Abbiamo un opportunità, qui da noi, che la mancanza di libertà non consente in altre case, e stiamo rischiando, attivamente, di far passare il tempo delle ciliegie.
Quando anche l’ultima sarà marcita matureranno da un’altra parte.

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