Vorrei rileggere i miei fallimenti,
dare loro un altro significato
o almeno una ragione.
Con occhi più coscienti
vorrei poter riscrivere il passato;
avere un’altra occasione
per essere un uomo migliore,
un uomo che non mi disgusta;
vagliare ogni singolo errore
e fare la cosa più giusta.
Di questo volere mi nutro e vivo,
e muoio, mi intossico e mi avveleno
dell’illusione che nutre il creativo,
quella di creare e di vivere a pieno.
Così inquino ogni residua innocenza
con la stessa incapacità di vivere
che mi fa ignaro, contro ogni evidenza,
che il passato non lo si può riscrivere.
Commenta