Pel di carota

Li gatti fuorono a lungi goffi besti:
sì guerci erano, com’ora sono lesti.
Uno d’elli, addormito in su d’uno tetto,
ruzzola e pioba in giuso, va bene detto
che cadde sulle su’ terga, com’è norma
pell’animale che caggia quando dorma,
com’erali accaduto tant’altre fiate,
ma non tutti li tempi sono l’estate,
ch’e ’cadde sovra uno cesto di carote,
tale che s’alza e sì compunto se scòte:
«Porco cane!» isguaia «Omè lasso!
Omè lasso, m’avero in-cul…» …mine dabbasso
vede due code ove pria era una.
Sì l’ago trama e tene lo filo in cruna,
tanto non vincia di tòrre la carota
e fece, miagolò e girò de rota,
ma era sempre ficcata in chello lato
«Se chesto» dicette «è lo meo tristo fato
pell’altri non è mestiere che sia tanto.»
Convenneli acciò girare ogne canto
pe novellare gramo lo tristo fatto,
sì da menare allo senno ogne gatto.
Ch’è cosa bona donarsi una mano,
ma oguno badi al suo di deretano.
E la cosa venne presta e multo bene,
c’ognuno, si sa, allo culo suo ci tiene.
Lo motto intema ogne gatto che trova
e pur d’alotta, non pria, fu cosa nova:
pe temenza e non già per accortezza
cangiò anco chella norma di giustezza
e lo gatto, bestio goffo, venne scaltro,
ma anche diffidente, ciò non fosse altro
pella virtude c’ogn’omo sape se chiedi,
che li gatti caggian sempre sulli piedi.

Una risposta a "Pel di carota"

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  1. Commento:

    I gatti furono a lungo degli animali goffi:
    erano così impacciati come ora sono agili.
    Uno di loro, che dormiva sopra un tetto,
    rotola e cade in giù – è il caso di dire
    che cadde sul fondoschiena, com’è normale
    per un animale che cada mentre dorme –
    come gli era già successo molte altre volte,
    ma non tutti i periodi sono belli,
    così che egli cadde sopra un cesto pieno di carote,
    infatti si alza e dolorante si scuote:
    «Porco cane! – grida – Povero me!
    Povero me, m’hanno in…» …fine in basso
    vede due code dove prima ce n0era una sola.
    Come l’ago scorre, ma tiene il filo nella cruna,
    così non gli riuscì di togliere la carota,
    eppure di adoperò, miagolò e si girò intorno,
    ma era sempre ficcata in quel posto.
    «Se questo – disse – è il mio triste destino,
    non è necessario che sia anche lo stesso degli altri.»
    Volle allora viaggiare in ogni luogo
    per raccontare mestamente la sua triste vicenda,
    così da ricondurre alla ragione ogni fatto.
    Che è cosa buona aiutarsi l’un l’altro,
    ma ognuno pensi al suo di sedere.
    Il suo intento si realizzo presto e bene,
    che ognuno, si sa, ci tiene al proprio sedere.
    Il racconto intimorisce ogni gatto che lo sente
    e solo da allora, non prima, accade questo cosa meravigliosa:
    per paura, prima ancora che per attenzione
    cambiò anche quella regola naturale
    e il gatto, animale goffo, divenne agile,
    ma anche diffidente, lo si vede se non altro
    dall’abilità che ognuno conosce se lo chiedi
    che i gatti cascano sempre sui piedi.

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