Il cuore cadde dentro una conchiglia
aperta in fondo ai fondali più bui
che si chiuse con calma su di lui
pensando “Questo sasso mi somiglia,
mentre dorme sogna, piange e bisbiglia
dei suoi desideri e di quelli altrui.”
Pianse anche lei fino al momento in cui
si aprì rivelando la meraviglia
di una nuova perla bianca e brillante,
ma sempre a forma di cuore, e alla fine
la sua lucentezza viaggiò distante,
superò le profondità marine
e schizzò su nel cielo in un istante,
là dove le stelle sono vicine.
Forse è solo una variazione sul temo “quiete dopo la tempesta” o “cadere e rialzarsi più forte”, però è vero che le lacrime puliscono gli occhi, che non sono mai così luminosi e chiari come il momento dopo un pianto. Non è sempre vero che una volta toccato il fondo poi si schizza in cielo lasciandosi alle spalle gli abissi, per lo meno a me non è mai successo, è successo invece che sono cambiato in qualche modo. Il processo purtroppo è avvenuto mentre dormivo al mondo spesso chiuso dietro barriera di dolore impenetrabile, quindi mi sono accorto dei cambiamenti solo a posteriori e ho faticato a rintracciarne l’origine. Giona, che colto da una crisi di vittimismo si identifica nel profeta dei falliti, è stato un grande maestro di discernimento 🙂
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L’ha ribloggato su pensiero puro e libero.
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